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Inclusione è partecipazione: ripensare il nostro modo di stare insieme

Quando l'inclusione smette di essere una parola e diventa azione
Cosa significa davvero includere qualcuno? Accoglierlo? Offrirgli un posto? O forse qualcosa di più?

Il convegno “Inclusione è Partecipazione”, promosso dal Consorzio Blu, è partito proprio da questa domanda. Non per dare una risposta unica e definitiva, ma per avviare una riflessione collettiva su un tema che riguarda tutte e tutti.

Per troppo tempo, l’inclusione è stata vista come un gesto “gentile”: aprire le porte a chi sta fuori, dare spazio a chi è percepito come diverso. Ma oggi questo non basta più. Includere non è solo accogliere, ma riconoscere ogni persona come soggetto attivo, capace di contribuire, di portare punti di vista, esperienze, bisogni.

Partecipare vuol dire esserci davvero
Nel contesto educativo, sociale, scolastico – ma anche nella vita quotidiana – inclusione e partecipazione sono inseparabili.
Non si può parlare di vera inclusione se le persone non hanno voce, se non sono messe in condizione di partecipare, di prendere parte, di sentirsi parte.
E partecipare non significa solo “esserci fisicamente”, ma avere un ruolo, contare qualcosa, potersi esprimere.
Significa creare spazi dove ognuno possa sentirsi ascoltato, accolto, rispettato. Dove non si viene tollerati, ma riconosciuti.

Costruire questi spazi non è semplice, ma è possibile.
E soprattutto, è un compito che riguarda tutti: insegnanti, educatori, amministratori, cittadini.
Perché ogni scelta organizzativa, comunicativa o relazionale può aprire o chiudere spazi di partecipazione.

Ecco perché riflettere su questi temi non è un esercizio teorico.
È, al contrario, una chiamata all’azione quotidiana.

Un invito a chiederci, ogni giorno: sto lasciando spazio all’altro? Sto permettendo a chi ho davanti di partecipare davvero?